Sul perché grossi nomi della fotografia e grosse aziende producono delle campagne adv che sono delle ciofeche

Lo Stato della Fotografia/2
31 Dic 2014

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Diciamolo pure, nella fotografia pubblicitaria vengono fatti proprio dei grandi pastrocchi. Sì, pastrocchi, proprio come i disegni dei bambini che possono fare anche tenerezza però in realtà fanno abbastanza schifo. Ho aspettato un po’ prima di scrivere questo pezzo. Ho aspettato perché, a fronte dell’ultimo pastrocchio, campagna Lavazza, a firma Mc Curry per intenderci, il web si era già talmente scatenato in insulti di vario tipo che ho preferito far sedimentare l’occhio e riguardare con calma dopo un breve periodo le immagini condannate. Fermo restando che non mi è mai piaciuto il tono del “popolino web” – sì, popolino, perché popolo ha un’accezione più elevata – e che non mi piacciono in generale gli attacchi fatti in 140 caratteri o poco più, fermo restando che in realtà molti rodevano nel non essere stati chiamati ora e forse mai per una campagna così importante, devo però ammettere che le immagini della campagna in questione proprio belle non sono. Detto ciò, ho deciso di scrivere a Mc Curry chiedendogli alcune delucidazioni. Io fossi in lui non so se risponderei (infatti al momento non l’ha fatto) ma comunque resto in attesa e nel caso lo faccia vi renderò partecipi.

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Dicevamo dunque dei pastrocchi. Ora c’è da capire come mai questi avvengano. Ben inteso che sono molti, ve ne ricordo giusto qualcuno: jeans Jacob Cohen a firma Elliot Erwitt, un recidivo Erwitt per Tod’s, Schwepps di LaChapelle, e di nuovo Lavazza con la Leibovitz. Ora, se posso anche non aspettarmi, da una piccola azienda con budget ridotti, delle campagne con grossi nomi, da aziende con disponibilità così elevate, una volta chiamati i migliori sulla piazza, be’, mi aspetto il meglio.

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Quali potrebbero essere le cause di campagne così poco riuscite dal punto di vista delle foto? Ci sono diversi responsabili in questi casi perché, purtroppo, quando si parla di campagne ci lavorano molte teste, alcune sicuramente competenti, altre discutibili. Una cosa che spesso ci si dimentica è che gli art director esistono, vengo chiamati e molto ben pagati. Ecco, forse dovremmo considerare anche questo. Gli art rientrano eccome in una campagna. E poi ci sono i vari elementi dell’agenzia adv che ha vinto la gara. Insomma, troppe teste e troppi soldi buttati. Forse sarebbe il caso che le aziende imparassero a usare poche persone ma di una certa preparazione e gusto. Sono certa che così i pastrocchi sarebbero molti meno. Non è sempre detto che chi più spende meno spende e monetizza più velocemente. Take care, se la campagna è sbagliata il prodotto non vende!

Stefania Molteni

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